E’ stato comunicato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana, Lazio Sud sezione di Latina, l’isolamento di larve di Trichinella spp. in un cinghiale abbattuto a caccia nella zona di Atina.
Questo isolamento testimonia la presenza del parassita nel ciclo silvestre anche nei territori della Provincia di Frosinone, dove comunemente avviene la caccia dei cinghiali, e di conseguenza si rende necessario fornire alcune indicazioni operative e porre l’attenzione su alcuni aspetti ritenuti importanti ai fini della prevenzione dell’infestazione e delle conseguenze nel consumatore:
1. Per consentire una più agevole attività diagnostica da parte del laboratorio di analisi, è opportuno che la quantità di muscolo diaframmatico prelevato da ogni suino abbattuto a caccia sia almeno di 100 grammi;
2. Le carcasse degli animali sottoposti a test non possono essere consumate, e devono rimanere rintracciabili fino ad esito delle analisi di controllo; infatti, tutte le parti del soggetto positivo devono essere escluse dal consumo umano e destinate alla distruzione; in caso di difficoltà ad individuare il soggetto positivo all’interno della partita di animali provenienti dalla stessa battuta di caccia, tutti gli animali che fanno parte di quella partita sono considerati a rischio, sequestrati e distrutti.
3. L’elusione dell’obbligo di test della trichinella e della rintracciabilità della carcassa, oltre che contravvenire ad un obbligo espone il consumatore al rischio di malattia grave, ed il trasgressore alle correlate conseguenze di natura civile, amministrativa e penale.
4. Agli atti dello scrivente Servizio risulta che nessun “cacciatore formato” appartenete alle ATC FR1 e ATC FR2, e più in generale nella provincia di Frosinone è autorizzato alla cessione a qualsiasi titolo di carni di cinghiale cacciato a ristoratori o dettaglianti (macellai), le quali sono obbligatoriamente destinate all’autoconsumo domestico e privato dei soggetti appartenenti alla squadra.